Non son questi gli estremi dell'amore della libertá? Ed a questo stesso segno molte altre popolazioni pervennero; e pervenute vi sarebbero tutte, poiché tutte aveano le stesse idee, i bisogni medesimi ed i medesimi desidèri.
Ma, mentre tutti avean tali desidèri, moltissimi desideravano anche delle utili riforme, che avessero risvegliata l'attivitá della nazione, che avessero tolto l'ozio de' frati, l'incertezza delle proprietá, che avessero assicurata e protetta l'agricoltura, il commercio; e questi formavano quella classe che presso di tutte le nazioni è intermedia tra il popolo e la nobiltá. Questa classe, se non è potente quanto la nobiltá e numerosa quanto il popolo, è però dappertutto sempre la piú sensata. La libertá delle opinioni, l'abolizione de' culti, l'esenzione dai pregiudizi era chiesta da pochissimi, perché a pochissimi interessava. Quest'ultima riforma dovea seguire la libertá giá stabilita; ma, per fondarla, si richiedeva la forza, e questa non si potea ottenere se non seguendo le idee del maggior numero. Ma si rovesciò l'ordine, e si volle guadagnar gli animi di molti, presentando loro quelle idee che erano idee di pochi.
Che sperare da quel linguaggio che si teneva in tutt'i proclami diretti al nostro popolo? «Finalmente siete liberi»... Il popolo non sapeva ancora cosa fosse libertá: essa è un sentimento e non un'idea; si fa provare coi fatti, non si dimostra colle parole. «Il vostro Claudio è fuggito, Messalina trema»... Era obbligato il popolo a saper la storia romana per conoscere la sua felicitá? «L'uomo riacquista tutt'i suoi diritti»... E quali?
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Claudio Messalina
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