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      In Francia, per esempio, al pari della lingua, è piú didascalica che in Italia; in Italia è piú poetica, cioè piú liturgica, che in Francia. In Francia la religione interessa piú lo spirito che il cuore ed i sensi; in Napoli, piú i sensi ed il cuore che lo spirito.
      Qual altra nazione di Europa si può vantare di non aver mai prodotta una setta di eresia e di essersi sempre ribellata ogni volta che le si è parlato di Sant'officio e d'Inquisizione? La nazione che ha eretto un tribunale nazionale indipendente dal re contro questa barbara istituzione, che tutte le altre nazioni di Europa hanno almen per qualche tempo riconosciuta e tollerata, deve essere la piú umana di tutte.
      In Napoli era facile far delle riforme sulle ricchezze del clero tanto secolare quanto regolare. Una gran parte della nazione era in lite col medesimo per ispogliarlo delle sue rendite, né il rispetto per la religione e per i suoi ministri l'arrestava. Perché dunque, quando queste riforme si vollero tentare dalla repubblica, furono odiate? Perché i nostri repubblicani, seguendo sempre idee troppo esagerate, voleano far due passi nel tempo in cui ne doveano far uno: l'altro avrebbe dovuto venir da sé, e sarebbe venuto. Ma essi, mentre voleano spogliare i preti, volean distruggere gli dèi; si uní l'interesse dei primi e dei secondi, e si rese piú forte la causa dei primi. Ritorniamo sempre allo stesso principio: si volea fare piú di quello che il popolo volea, e conveniva retrocedere; si potea giugnere alla mèta, ma se ne ignorava la strada.


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Saggio storico sulla rivoluzione napoletana del 1799
di Vincenzo Cuoco
pagine 270

   





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