XXVI
TRUPPA
Un governo nuovo ha piú bisogno di forza che un governo antico, perché l'esecuzione della legge, per quanto sia giusta, non può esser mai con sicurezza affidata al pubblico costume: gli scellerati, che non mancano giammai, hanno campo maggiore di calunniarla e di eluderla; ed i deboli sono piú facilmente sedotti o trascinati nell'ondeggiar dubbioso tra le antiche opinioni e le nuove.
I francesi impedirono però ogni organizzazione di forza nella repubblica napolitana. Il primo loro errore fu quello di temer troppo la capitale; il secondo, di non temere abbastanza le province. Essi non aveano truppa per inviarvene, e di ciò non poteano esser condannati; ma essi non permisero che si organizzasse truppa nazionale che vi potesse andare in loro vece, e di ciò non possono esser scusati.
Dagli avanzi dell'esercito del re di Napoli si potea formare sul momento un corpo di trentamila uomini, di persone che altro non chiedevano che vivere. Essi formavano il fiore dell'esercito del re, poiché erano quelli appunto che erano stati gli ultimi a deporre le armi. Tra questi, per il loro coraggio, si distinsero i «camisciotti»: contesero a palmo a palmo il terreno fino al castello del Carmine. Ciò dovea farli stimare, e li fece odiare. Furono fatti tutti prigionieri: conveniva o assoldarli per la repubblica o mandarli via. Si lasciarono liberi per Napoli, e furono stipendiati da coloro che in segreto macchinavano la rivoluzione. Si tennero cosí i controrivoluzionari nel seno istesso della capitale.
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