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      Tutt'i luoghi intorno a Castelluccia erano ripieni di amici della rivoluzione. Campagna, Albanella, Controne, Postiglione, Capaccio, ecc., potevano dare piú di tremila uomini agguerriti: il commissario del Cilento ne avea giá pronti altri quattrocento, ed anche di piú, se avesse voluto, ne avrebbe potuto riunire. Se Schipani avesse avuto piú moderato desiderio di combattere e di vincere, e se prima di distruggere i nemici avesse pensato a rendersi sicuro degli amici, che gli offerivano i loro soccorsi, avrebbe potuto facilmente formare una forza infinitamente superiore a quella che dovea combattere.
      Avrebbe potuto ridurre Castelluccia per fame, poiché non avea provvisioni che per pochi giorni: avrebbe potuto prenderla circondandola e battendola dalla cima di un monte che la domina; e questo consiglio gli fu suggerito dai cittadini di Albanella e della Rocca, che si offrirono volontari a tale impresa. Qual disgrazia che tal consiglio non sia nato da se stesso nella mente di Schipani! Egli avea un'idea romanzesca della gloria, e riputava viltá il seguire un consiglio che non fosse suo.
      Questo suo carattere fece sí che ricusasse l'offerta dei castelluccesi, i quali volean rendersi, a condizione però che la truppa non fosse entrata nella terra; e l'altra, offertagli da Sciarpa, capo di tutta quella insorgenza, di voler unire le sue truppe alle truppe della repubblica, purché gli si fosse dato un compenso(43). Schipani rispose come Goffredo:
     
      Guerreggio in Asia, e non vi cambio o merco.


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Saggio storico sulla rivoluzione napoletana del 1799
di Vincenzo Cuoco
pagine 270

   





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