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      Il popolo non conosce che il municipe, e giudica da lui di coloro che non conosce.
      Per eleggere i munícipi in una nazione, la quale giá anche nell'antica costituzione avea un governo municipale, si volle seguire il metodo di un'altra che non conosceva municipalitá prima della rivoluzione; e cosí, mentre si promettevano nuovi diritti al popolo, se gli toglievano gli antichi. Era quasi fatalitá seguire le idee, sebbene indifferenti, de' nostri liberatori!
      L'elezione de' munícipi fu affidata ad un collegio di elettori, che furono scelti dal governo. - Qual č dunque questa libertá e questa sovranitá che ci promettete? - dicevano le popolazioni. - Prima i munícipi erano eletti da noi; abbiam tanto sofferto e tanto conteso per conservarci questo diritto contro i baroni e contro il fisco! Oggi non lo abbiamo piú. Prima i munícipi rendevano conto a noi stessi delle loro operazioni; oggi lo rendono al governo. Noi dunque colla rivoluzione, anziché guadagnare, abbiam perduto? - Si volea spiegar loro il sistema elettorale; si volea far comprendere come continuavano a dirsi eletti da loro quelli che erano eletti dai suoi elettori: ma le popolazioni non credevano né erano obbligate a credere ad una costituzione che ancora non si era pubblicata. Si diceva che gli elettori dovessero un giorno esser eletti dal popolo; ma intanto il popolo vedeva che erano eletti dal governo: il fatto era contrario alla promessa. Quando anche la costituzione fosse stata giá pubblicata, i popoli credevan sempre superfluo formar un corpo elettorale per eleggere coloro che prima in modo piú popolare eleggevano essi stessi, e riputavano sempre perdita il passare dal diritto dell'elezione immediata a quello di una semplice elezione mediata.


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Saggio storico sulla rivoluzione napoletana del 1799
di Vincenzo Cuoco
pagine 270