La nostra marina continuò a ben meritare della patria e, finché vi rimase il minimo legno, tenne sempre lontani gl'inglesi. E chi mai demeritò della patria, all'infuori di coloro che alla patria non appartenevano?
Ma finalmente Ruffo, padrone di Nola e di Marigliano, si avanzò da quella via verso Portici, tagliando cosí la ritirata alla colonna di Schipani e togliendole ogni comunicazione con Napoli. Tra Portici e Napoli vi era il picciol forte di Vigliena, difeso da pochi patrioti; e, ad onta delle forze infinitamente superiori di Ruffo, sostennero oltre ogni credere il forte: quando furono ridotti alla necessitá di cederlo, risolverono di farlo saltar per aria. L'autore di questa ardita risoluzione fu Martelli.
Non minor valore dimostrò la colonna di Schipani: si aprí per sei miglia la strada in mezzo ai nemici, prese de' cannoni, giunse a Portici. Le nuove che si aveano di Napoli, la quale si credeva giá presa, indussero alcuni vili a gridar «viva il re» e costrinsero gli altri a rendersi prigionieri di guerra.
XLVIII
CAPITOLAZIONE
Ma Napoli non era presa ancora. I nostri si eran battuti con sorte infelice nel dí 13 giugno al ponte della Maddalena, e furono costretti a ritirarsi nei castelli. Il governo si era giá ritirato nel Castello nuovo. Il solo castello del Carmine, il quale altro non è che una batteria di mare e che per la via di terra non si può difendere, era caduto nelle mani degl'insorgenti.
E quale castello di Napoli, all'infuori di Sant'Elmo si può difendere? Il partito migliore sarebbe stato quello di abbandonar la cittá, e, fatta una colonna di patrioti, che allora forse per la necessitá sarebbe divenuta numerosissima, guadagnar Capua per la via di Aversa o di Pozzuoli.
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