Pare che Pignatelli, conoscendo egualmente e la nazione ed il generale, renda a ciascuno quella giustizia che si compete.
(24) «Cittá» si chiamava in Napoli un'unione di sette persone, delle quali sei erano nobili ed una popolare. I nobili erano eletti dai cinque «sedili», tra' quali era divisa tutta la nobiltá del Regno (il sedile di Montagna ne eliggeva due, i quali perň aveano un voto solo), e questi sedili erano succeduti alle «fratrie», in una cittá che fino all'undecimo secolo era stata greca. Il popolare avrebbe dovuto esser eletto dal popolo, che avea un sedile solo, ad onta che fosse mille volte piú numeroso de' nobili; ma era eletto dal re. Questa cittá rappresentava nel tempo stesso e la municipalitá di Napoli ed il Regno intero. Quando nel governo viceregnale furono aboliti i parlamenti nazionali, la Cittá rimase depositaria de' privilegi della nazione. Ma sotto Ferdinando quarto la Cittá era rimasta un nome del tutto vano.
(25) Villaggio otto miglia lontano da Napoli.
(26) Č noto che allora depose la divisa di generale del re di Napoli e vestí quella di generale austriaco; si presentň a Championnet e pretendea, qual generale austriaco, non dover esser fatto prigioniero di guerra. Championnet non ascoltň questo miserabile sofisma. Ma da questo fatto ben traspariva l'uomo, il quale dieci mesi di poi avrebbe disfidato a duello Moliterni e poi l'avrebbe egli stesso impedito. Il disfidare non č, a creder mio, un'azione di valore: forse sará un'azione d'imprudenza: ma il disfidare e poi ricusar di battersi č un'azione che riunisce l'imprudenza alla viltá. Traspariva l'uomo, che, prigioniero e libero sulla sua parola di onore, sarebbe fuggito.
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