Ma, oltre la fiducia nella benignità vostra, due considerazioni hanno, se non dissipato, attenuato almeno i miei dubbj: l'una, che nella città nativa del poeta, e dove tutto parla della sua gloria non dovesse riuscir molesta la voce, per quanto umile, che ridicesse i suoi meriti: l'altra, che l'argomento mio particolare non era così trito e vulgato, che dovesse sembrare fastidiosa ripetizione di cose generalmente sapute. Non che esso mai non sia stato trattato finora: ma la critica italiana non ha forse ancora detto quanto sarebbe da dire in proposito, nè ha sull'argomento un compiuto lavoro. La controversia sulle maggiori o minori relazioni tra le visioni monastiche e la Divina Commedia nacque, è vero, in Italia su' principj del secolo1: ma, come in tanti altri, casi, la critica forestiera la ampliò dallo studio di una sola leggenda, a quella di tutte le altre consimili, e disseppellì, e va tuttora disseppellendo e illustrando, monumenti atti a recare non poca luce sul nostro soggetto. Ond'è che ai nomi del Delepierre2, del Wright3, del Labitte4, dell'Ozanam5, noi possiamo contrapporre soltanto quello del Villari6, autore di un notevole saggio su questo argomento: ma non sì tuttavia che, dopo tante diligenti ricerche; non sienvi altri fatti da registrare, e soprattutto non resti da meglio ordinare, e più per gruppi di categorie che per mera ragion cronologica, tutta quanta la vasta materia. Tale ordine migliore è appunto quello ch'io ho cercato di introdurre in tanta congerie di composizioni leggendarie: e tale è il lieve merito pel quale soltanto invoco benigna l'attenzione vostra alla presente lettura.
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Divina Commedia Italia Delepierre Wright Labitte Ozanam Villari
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