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      Nere quelle degli avari: sanguigne quelle dei crudeli: dei lascivi, gialle: degli invidiosi, livide; e il fine della purgazione e del castigo sarà quando tutte appaiano tornate di un colore solo e di una chiara luce. Da un prato pieno di odori e di molli aure, ove le anime stanno in festa e in giuoco, la sua guida lo mena ove si ode la voce di una Sibilla prenunziante la prossima morte dell'Imperatore: più innanzi è il padre stesso di Tespesio, che con amari supplizi sconta i commessi delitti: indi sono demoni che scorticano i simulatori: anime fra loro attorcigliate e mordentisi a guisa di serpe, e tre stagni, d'oro bollente, di piombo freddissimo e di ferro, ove gli avari sono successivamente sommersi, fra mezzo ad altissime strida de' tormentati e de' tormentatori. L'ultimo spettacolo è delle anime che ritornano alla seconda vita, variamente disposte da spietati demoni che le accomodano ai nuovi corpi cui sono destinate: Fra queste ei riconosce Nerone, scelto ad informare il corpiciattolo di una vipera; ma perchè fu amico alla Grecia e alla sua libertà, era condannato soltanto a diventare stridula ranocchia. Il pellegrino non andò più oltre: chè una donna di meravigliosa bellezza, toccatolo colla verga, lo fermò, ordinandogli di raccontare quanto aveva visto: e allora, come sospinto da un vento impetuoso, Tespesio ritornò sulla terra alla vuota sua spoglia17.
      Così le Visioni del gran mistero che è al di là dalla tomba, già di buon'ora cominciano a nascere, a diffondersi, a prender forme determinate: già abbiamo i rapimenti: già l'obbligo di riferire quel che si è veduto, a comune ammaestramento degli uomini: già un primo tentativo di stabilir certe pene, adattandole ai peccati: le visioni sono dunque ormai un patrimonio del genere umano, che attraverserà i secoli, sopravvivendo al mutar delle credenze, e che, cangiati alcuni particolari, resterà intatto in altre parti essenziali.


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I precursori di Dante
di Alessandro D'Ancona
Arnaldo Forni
1874 pagine 50

   





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