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      Distingueremo, adunque, tre forme diverse: delle quali diremo contemplativa la prima, politica la seconda, l'ultima poetica.
      II.
      Le Visioni della prima categoria si possono denominare non solo, rispetto alla forma, contemplative, ma anche, quanto ai loro autori, monastiche, dappoichè sono ispirate da quell'ardente zelo religioso che popolava gli eremi della Tebaide e i cenobj dell'occidente, e che, durante i primi secoli del Cristianesimo, fino al sorger dell'età moderna, generò sì gran copia di scritti claustrali. Se non che, mentre i più grandi ingegni di tal lungo periodo scrivono, o per difendere la fede dalle accuse dei pagani e dagli errori dei dissidenti, o per sottilmente esplicare la dottrina di Cristo, degli Apostoli, dei Concilj, e mostrarne le relazioni colla morale e colla storia, o per evangelizzar le turbe e convertire i barbari, e' par quasi che le visioni vengano lasciate, come in proprio, ai minori intelletti, e sieno letteratura particolare ai più oscuri anacoreti. In un periodo così ferace di eloquenti apologisti, di acuti teologi, di efficaci predicatori pareva forse indegno ai dotti il coltivare un genere, cui più che le forze della mente davano origine quelle della fantasia. Ma nella solitudine degli eremi e nel silenzio dei chiostri, coll'animo eccitato dalla trepidazione del futuro, e qualche volta dal rimorso del passato, fra le privazioni e le discipline, gli spiriti diventavano più agili e sottili, più paurose e lucide le fantasie; e raro è che altronde che dal deserto o dal cenobio partano le descrizioni dello stato delle anime dopo la morte32. Ma di qui traggono ancora le visioni quell'indole gretta e puerile, quell'assenza di grandezza e di vera poesia che in esse si ritrova, essendone autori uomini di angusto ingegno e di assai scarsa cultura, nei quali l'immaginativa era dappiù che il criterio, e lo zelo maggiore assai della conoscenza o del rispetto di quelle norme dell'arte, che sole rendono immortali i frutti dell'umana fantasia.


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I precursori di Dante
di Alessandro D'Ancona
Arnaldo Forni
1874 pagine 50

   





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