L'isola di s. Brandano, sulla sola asserzione di questa scrittura, venne segnata sulle carte73, e menzionata nei libri geografici del tempo74: ne è fatta parola perfino in pubblici trattati, e in quello di Evora dalla corona di Portogallo, che avrebbe dovuta possederla, fu ceduta a quella di Castiglia, che non seppe mai trovarla, tanto che fino nel 1721 dalla Spagna partivano navi alla ricerca di essa. Fatto strano, ma non meraviglioso: chi ricordi almeno, come ai dì nostri, dopo che Stefano Cabet ebbe descritto il suo immaginario viaggio in Icaria, sede beata dell'uomo nello stato di natura non pochi infelici credettero alle sue parole, e andarono cercando di là dall'Oceano una regione e una felicità introvabili. Così nulla si cangia nel mondo, se non l'apparenza delle cose, perchè l'uomo resta sempre il medesimo: e se nei secoli scorsi, anelando alla spirituale perfezione, ei pensò, nel suo orgoglio, di occupare prima del tempo il celeste paradiso, ora follemente prosegue la chimera di una società perfetta, nella quale il paradiso sia su questa terra. Eterne illusioni, che, come il vento della vanità; descritto dal nostro poeta, mutano nome perchè mutan lato!
Fra mezzo a molte inezie; che or destano il riso or conciliano il sonno, questa leggenda racconta come S. Brandano; messosi in mare con altri compagni, dopo una navigazione piena di avventure, maravigliose talora, tal'altra triviali, approdasse ad un'isola detta il Paradiso degli uccelli, perchè ivi appunto dimoravano, trasformati in volatili, quegli angeli pusillanimi che, nel dì della lotta, non fur ribelli nè fur fedeli a Dio, ma per sè foro.
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