Come tutte le altre, la Visione di Frate Alberico č in gran parte congesta di elementi tradizionali, con qualche episodio in proprio; e pur di essa daremo un rapido sunto. Rapito per le chiome da un colombo e guidato dall'apostolo s. Pietro e da due angeli, Alberico ancor fanciullo, vien condotto a visitare l'inferno e il paradiso. Dopo il Purgatorio dei parvoli90, egli scorge all'inferno i lascivi, sepolti nel ghiaccio, ma or pių or meno, come i traditori di Dante, secondo il grado del peccato: infisse per le mammelle a lunghi e spinosi rami le donne che negarono il latte ai fanciulli, e su roghi ardenti sospese le adultere; poi i violatori dei giorni festivi, costretti a salire e scendere una scala infuocata: i tiranni avviluppati, come Ulisse e Diomede, entro globi di fuoco: gli omicidj in un lago di sangue bollente, come i violenti della Divina Commedia, colla quale Alberico concorda mettendo nel fuoco i simoniaci. Coloro che lasciarono l'ordine ecclesiastico o la regola monastica, soffrono, come i ladri danteschi, i morsi di atroci serpenti; nel liquido metallo ardente sono i sacrileghi. Tralasciando altri episodj, che nella ripetizione di pene quasi consimili, mostrano nell'autore pių buona volontā che vera forza di fantasia, diremo che nel mezzo dell'inferno, ove stanno giā condannati senza necessitā di giudicio, Giuda, Anna, Cāifas ed Erode, č Lucifero legato da una gran catena, e confitto entro un gran pozzo. Come i diavoli di Dante, quelli di Alberico tentano acciuffarlo cogli uncini, allorquando s. Pietro lo lascia solo un momento, per correre in fretta a fare il suo ufficio di portinaio, e aprir le regge del paradiso ad un'anima che, passando per l'inferno e assaggiandone per un istante le fiamme, deve entrare nel soggiorno degli eletti.
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