Tutte le notate visioni sono anelli di una gran catena che risale a tempi antichissimi: e, fors'anche, Dante potè ignorare alcuno di questi non sapidi frutti della letteratura claustrale94; ma ben conosceva egli, senz'altro, come la coscienza e l'immaginazione dei suoi coetanei fosser replete di così fatte rappresentazioni della vita futura.
IV95.
Per compier l'esame di quel mondo fantastico che, in diverse forme atteggiato, era presente alla immaginazione del poeta, quando, per compiere un giuramento affettuoso, poneva mano alla Commedia, giova adesso conoscere la categoria di Visioni che dicemmo politiche.
Allato alle visioni contemplative, nate da allucinazione sincera, o dettate da zelo di spirituale perfezionamento, altre ne sorgono ben presto, che, sotto l'involucro religioso, celano fini ben differenti. Queste, non più di monaci devoti, ma sono opere principalmente di ecclesiastici involti negli umani negozj, i quali se ne fanno strumento tanto più terribile e poderoso, quanto maggiormente il secolo è proclive a ciecamente credere ciò che in esse è narrato. Così all'estatico rapimento del devoto, succede il sogno premeditato del politico, e la visione diventa acconcissima non solo a punire i persecutori della religione96, ma anco a santificare il possesso dei beni terreni, a magnificare e premiare i dotatori dei monasteri, a minacciare i renitenti e i ribelli; e spaventarli con terribili esempj. La visione di questa forma non invita tanto al pentimento del peccato, quanto al pagamento delle decime, e più che la religione tutela le immunità degli ecclesiastici.
| |
Dante Commedia Visioni
|