Anche qui il campo è assai vasto, e debbo contentarmi di alcuni esempj, tratti da quelle letterature che i Trovatori e i Cantores francigenarum diffusero ben presto nelle corti e nelle piazze della nostra penisola.
Taluna volta il soggetto dell'inferno e del paradiso e la forma della visione porgono modo al poeta di esporre, per mezzo di simboliche personificazioni, com'era vezzo di quell'età, un certo ordine di morali dottrine; e in tal caso si direbbe ch'ei voglia soltanto provare le forze della sua fantasia e la copia della scienza. A questa categoria di poemi didattici appartiene, fra gli altri, la Voye du Paradis di Baudouin de Condé116. Egli comincia colla descrizione della primavera, solita ed obbligata introduzione di ogni poesia, lirica o narrativa di quel primo risvegliarsi del mondo e del pensiero moderno e a cui neanche Dante ha saputo rinunziare, ponendo il suo pellegrinaggio nella dolce stagione, in che l'amor divino mosse dapprima le sfere del cielo. Sogna allora il poeta di essersi trovato ad un bivio; per un sentiero tortuoso ma largo, si avviano a gran furia principi, baroni, prelati e borghesi; e l'altro, dritto ma aspro, è lasciato deserto117. Senza curare le spine ed i bronchi che gli impediscono il passo, Baldovino si pone per questa via; e i versi coi quali ne descrive le difficoltà: En la fin entre en une sente, Si aspre ne cuic mes c'om sente Et avoec ce qu'iert .aspre et dure, Si qu'a mout grat meschief l'endure118, rammentano assai da vicino quelli con che Dante descriverà la selva selvaggia ed aspra e forte che nel pensier rinnova la paura119. A capo della via sta una croce, dinnanzi alla quale il poeta si prostra e devotamente prega Dio, che gli manda un venerabile vecchio.
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