Giova, invece, vedere l'Alighieri simile agli uomini del suo secolo, ma maggiore di loro; pensare e sentire come i suoi contemporanei, ma più altamente ch'essi non potessero: chè i grandi genj, non sono, come taluno malamente se li raffigura, nè solitari in un deserto, nè sonnambuli fra' dormienti, ma animi ed intelletti nei quali potente si accoglie tutto il sentimento e il pensiero dell'età loro, e che li rendono ai loro contemporanei e ai venturi, segnati dell'interna stampa, e, di fuggevoli, fatti immortali.
Che se Dante non inventò tutto quanto il suo soggetto, questa, ahimè! non è sua colpa nè suo demerito, ma infermità della umana immaginativa, men vasta e potente che non sogliasi credere. Purtroppo nelle opere dell'ingegno umano, l'invenzione è più nell'arte che nella materia: chè nulla, o ben poco, vi ha di nuovo sotto il sole; e il Savio da molti secoli già ne ha fatto lamento. E prima di Omero vi eran stati i rapsodi, e innanzi l'Ariosto i cantastorie, e il Boccaccio fu preceduto dai troveri, e Shakspeare tolse la più gran parte dei suoi drammi dalle novelle, come Dante la Commedia dalle Visioni, e poi Goëthe il Faust dalla popolare leggenda. Già la nazione possedeva, rozza e incolta, la materia ch'essi lavoreranno colla consapevolezza e la virtù dell'artista: sicchè quel che ad altri è scoria e pattume, diventa oro nelle loro mani. E a voi, fiorentini, il fiorentino poeta potrebbe esser paragonato ad uno di quei vostri antichi maestri dell'arte di Calimala, che ricevevano greggi e di piccol valore i panni da ogni parte del mondo, e colla sottile industria li trasformavano talmente, che il mondo da loro li ripigliava più belli, più durevoli e più pregiati.
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