Chi è di voi che non plaude, se il debole si solleva d'improvviso allo scatto della sua dignità oltraggiata; ed eleva orgoglioso la fronte contro una menzogna e una impostura; e rifiuta un'obbedienza e una viltà; e respinge un ricatto e una ignominia; oppure, in un momento di sacro furore, impugna l'arma e l'immerge nel cuore del tiranno?
Spasima, torvo e minaccioso, lo strazio atroce di Rigoletto; ricopre d'un velo di rose, l'agonia di «Mimì», l'«addio» alla vecchia zimarra, rievocante il freddo, la miseria, lo squallore della piccola, nuda stanza sospesa tra i comignoli di Parigi; ritorna nelle ombre senza più luci, il tenero cuore della dolce Butterfly, spezzata dalla delusione d'amore; urla tra le selve ondeggianti, l'animo ardente dell'Andrea Chenier; incalza, con ondate di tempeste, il sogno di Sigfrido nelle orchestrali creazioni di Wagner, ed ogni cuore è sospeso a quelle voci, è legato a quel martirio, è assorbito in quella visione. Ogni cuore si sente più buono, più giusto e fraterno; ama gli oppressi, esulta alla loro ribellione; s'inebria della libertà, e meglio comprende il significato, la profondità vasta e maestosa della vita.
Ogni animo vibra, spasima, singhiozza con l'anima dell'orchestra; si esalta, si unifica e si fonde con l'ispirazione dell'artista, che a sua volta è l'interprete inconsapevole di tutto quanto esiste nei luoghi, nei tempi, nella natura, nell'animo umano.
In quel momento solenne, in cui il magico tocco dell'arte - ammaliatrice sirena, che colora un sogno di giustizia e di bontà, che trionfa sulla morte e sulle perversità, con l'armonia e la bellezza; che riconcilia il dolore con la vita; - in quel momento solenne, in cui l'amplesso caldo dell'arte, ha reso l'uomo sincero verso se stesso; in quell'ora di improvvisa, sublime rivelazione, voi sentite tutto quella che noi vogliamo: «La libertà e la Giustizia».
| |
Rigoletto Parigi Butterfly Andrea Chenier Sigfrido Wagner Giustizia
|