È allora che Atene vede apparire sulle sue piazze degli uomini scalzi e sdegnosi, declamanti - simili a profeti - contro la corruzione dei costumi, l'oblio delle leggi della natura, l'amore sfrenato del lusso, le spregevoli passioni per la ricchezza.
Antìstene, drappeggiato in un logoro mantello, errante di piazza in piazza ad infiammare le genti con la sua irresistibile eloquenza, a gettare strali infuocati contro i costumi, le credenze, gli usi, i pregiudizi, e le leggi, fu il fondatore della scuola cinica, attorno alla quale si riunirono i più profondi pensatori dell'antichità, che proclamavano l'uguaglianza delle condizioni umane, la solidarietà delle razze e la abolizione della schiavitù, In un'epoca, e in paesi, in cui il pregiudizio della città o della nazione era così potente, che i più grandi spiriti ne subivano il giogo, essi osarono gloriarsi d'essere senza patria, o più esattamente, d'avere per patria la terra intera, e tutti gli uomini per concittadini.
Queste dottrine ebbero il loro completo sviluppo e il loro massimo splendore, allorchè riscaldarono l'animo forte e vigoroso di Diògene, di cui l'opinione pubblica non sempre riesce a vedere dietro la maschera motteggiatrice e beffarda, i pensieri gravi e vasti di una filosofia profonda.
Povero, errante, sprezzato, bandito dalla patria, senza tetto e senza amici, egli solleva con fierezza la fronte contro la società, ne scuote arditamente tutta la base, e trafigge i più temuti potenti con le sue inesauribili ironie, coi suoi sarcasmi possenti, con le sue frecce roventi e spietate.
| |
Atene Diògene
|