Preclusa l'ammissione solo «ai bigotti, agli ipocriti, agli usurai, ai prepotenti». Entrassero invece i buoni compagni, uomini e donne, nella cinta della civiltà a godere di tutte le gioie più alte del corpo e dello spirito. La loro vita era regolata non da leggi, non da statuti, ma solo dalla loro volontà, da questa massima piena di spirito libertario: «FA CIO' CHE VUOI».
Poi in quel vulcano pieno di rombi e di fiamme, in quella fornace dello spirito che fu il diciottesimo secolo, il nostro pensiero trova uno sbocco più ampio e solenne, e s'afferma artiglio di leone - nella penna demolitrice di Diderot, picconiere formidabile, che colpì alle sue fonti vitali il principio d'autorità, d'ogni autorità divina ed umana.
Il progresso che ha acquistato intanto maggiore velocità l'utilizza per renderla ancora più vertiginosa, e dove occorre, colma gli abissi con le rivoluzioni.
Ormai la storia matura nel suo segreto i destini scaturenti da tutto un passato di erosione, di corrosione, di accertamenti scientifici, di libero esame, di penetrazione, di rivolte morali, di insurrezioni di fatto.
Un paese che si era formato fuori dell'orbita europea, coi reietti di tutte le patrie; un paese che aveva ereditato dalla vecchia Europa il bene della civiltà, senza il peso morto del suo tradizionalismo secolare, aveva compiuto la sua rivoluzione.
E la rivoluzione americana, erede di quella inglese, precipiterà l'89 in Francia.
Ed è in quell'immenso vulcano delle rivoluzioni - megàfoni che ingrandiscono e universalizzano le voci dei popoli - che le grandi idee si elaborano, e si sviluppano, perchè è allora che gli uomini spezzano i freni, schiantano le vecchie abitudini, rovesciano il passato e calpestano tutto quanto il giorno prima avevano creduto che fosse sacro.
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