Rifacciamo di nuovo il cammino percorso, per rintracciare la luce della nostra Idea in alcune delle creature immaginarie, scaturite dai sentimenti, dal cuore, dalle aspirazioni degli artefici del pensiero e della parola.
Nell'Iliade, poema che esalta la disciplina e addimostra gli inconvenienti delle collere intempestive di Achille, nell'Iliade che risplende di picche, di corazze, di caschi superbi, tra il fragore delle mischie e delle trombe, l'anarchismo spunta imprevisto nelle indignate rivolte di Tersìte. Non importa se Omero, beffardo ed atroce verso di lui, lo svillaneggia, lo rabbuffa e lo percuote con lo scettro di Ulisse. In quell'uomo dalle spalle curve, dallo sguardo losco, dal corpo deforme, v'è un'anima nostra, allorquando s'erge da solo contro gli Dei, contro il Re, contro la turba servile; e scaglia, fra gli insulti, le beffe e le percosse, le sue giuste rampogne.
Con Eschilo - il misterioso tragico della democrazia ateniese - lo spettacolo si eleva, si purifica e si ammanta di sfolgorante bellezza. L'anarchismo è in Promèteo, figlio della Giustizia, che accese nella mente dell'uomo la scintilla del pensiero, e mise nel suo cuore le vaste speranze. Punito e fatto incatenare da Giove sulla più alta vetta delle montagne; sospeso fra cielo e terra; fra l'urlo dei venti ed il fracasso delle folgori, non apre bocca per un accento di dolore e di rimpianto. Nulla può spezzare l'orgoglio di questo vinto sovrumano, che preferisce languire, incatenato fra le rocce, piuttosto che essere il figlio e il messaggero di Giove; nulla può vincere la resistenza di questo irremovibile odiatore degli Dei; nulla intenerisce l'animo di questo ribelle, che aspetta, impassibile fra le torture, l'ora della giustizia e della liberazione.
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