È il grido che si rinnova fiero, entusiasta - inno trionfante alla libertà di se stesso - nelle creazioni di Schiller.
È il tormento che avviva l'ardente, romantica fantasia di Byron; è l'incitamento appassionato, affannoso di Shelley. È l'angoscia che spasima nelle dolorose creature di Victor Hugo dal volto o dal corpo deforme, e dalla anima d'impalpabile luce rubata alle stelle ed al cielo!
È la tragedia che avvolge e sospinge i cupi, maledicenti fantasmi di Zola.
È il maglio meraviglioso e possente che comprime l'animo di Ibsen per le sue proteste indomabili, per la creazione superba e selvaggia dell'uomo nuovo, solo di fronte alla folla oscura e traviata; solo di fronte alla folla incosciente ed ignara!
È la splendida creazione di Mario Rapisardi, nella fiera rivolta di Lucifero contro la mostruosità del dogma; del dogma che ha regno nell'ombra, virtù nell'inganno, e scudo nell'ignoranza dei popoli.
Contro il dogma, afferma Lucifero, trascinato dall'irruenza della sua passione, contro d'esso io pugnai.
E allora!... Oh! allor superbamente il dico,
Cosa per Lui la sitibonda bramaD'ogni saper; frutto vietato il vero,
Colpa il voler; la libertà.., delitto!
Sinistra e magaMenzogna, error, colpa e delitto io fui!
VII
Ed ora, compagni ed amici, nel congedarmi da voi, qui dove tanti volti mi risvegliano vaghe rimembranze sulle lotte del passato, lasciate che io non soffochi la voce del cuore; lasciate che io segua il richiamo della mia fantasia, che mi indica ora in mezzo a voi, ora qui, accanto a me, la figura maestosa di un grande scomparso, il cui ricordo ho sin qui evitato, per arginare il turbamento delle emozioni di un dolore troppo recente.
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