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      Il poema, che vi presento, in quanto a condotta s'allontana interamente da qualunque altro, che nel suo genere siasi tentato; e se alcun mai gli si può paragonare, egli è l'Invito a Lesbia di Mascheroni, che tanti elogi si è meritato da' più colti ingegni. Il poema di Darwin è un giardino, in cui sorgono con bel disordine alberi e fiori diversi, ma da cui non sapete dipartirvi, se prima non gli avete ad uno ad uno contemplati, da qualunque parte abbiate intrapreso il vostro passeggio; ed a cui ritornate qualora vi sia mancato l'ozio di tutti in una volta vagheggiarli: egli è un gabinetto d'una Bella, dalle cui pareti pendono vaghe miniature appena avvinte insieme, come dice l'A. nel suo proemio, da una semplice ghirlanda di nastri; ma benchè queste miniature presentino argomenti tra loro disparati, pur voi non ne rimovete l'occhio, se non dopo aver tratto diletto dalla contemplazione della rispettiva loro varietà: che è quanto dire, sì gli alberi ed i fiori, che adornano un giardino, come le miniature, ond'è fregiato un gabinetto, interessano indipendentemente [V] dall'ordine, dalla congiuntura, dalla progressione: e ciò appunto si riscontra nella lettura de' canti di Darwin, i quali interessano indipendentemente da qualunque macchina, di cui interamente mancano. Laonde si potrebbe asserire, che degno di lode è ciò stesso, che viene generalmente a codesto poema attribuito come difetto; giacchè una macchina qualunque, tenendo lungamente sospesa la mente, finisce per istancarla; e niuno ignora che la stanchezza risolve in noia ogni qualunque ricreazione, e vi pone termine; nè saprei qual altro egual vanto possa riscuotere la poesia, se la private del suo primo scopo, che è quello di ricreare.


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Gli amori delle piante
di Erasmus Darwin
Pirotta e Maspero Milano
1805 pagine 266

   





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