Quello però, di cui mi sono dato maggior cura, non osando tuttavia persuadermi d'esservi ben riuscito, si fu di ritenere, quanto più era per me fattibile, la fisonomia dell'originale. Egli è questo un obbligo, di cui non parmi che scansare si possa un traduttore. Così pure fu sempre d'avviso chiunque imprese collo scarpello a tradurre sul rame un'opera di pennello; e così pratica ogni musico, il quale traduce per un istrumento una suonata stata scritta per un altro. Tolta la fisonomia dell'originale, deve necessariamente la traduzione perdere ogni pregio. Imperocchè questa fisonomia d'altro non risulta, che dall'avere esattamente il traduttore penetrati, e dal rendere attamente i pensieri dell'autore; dal tener conto d'ogni bellezza, d'ogni novità; dall'imitare la qualità dello stile da lui usata; e dal conservare i tropi e le locuzioni, dentro però que' limiti concessi dall'indole di quella lingua, in cui si traduce. Dunque mancanza di fisonomia fra traduzione ed originale è lo stesso, che mancanza commessa ne' requisiti necessarj per ben tradurre; ed una traduzione che manchi di questi non può essere che un assai meschino lavoro. Ma per ritrarre, come io ho tentato di fare, la fisonomia [XIII] d'un poeta del nord, è indispensabile soventemente il deviare da' lineamenti del mezzodì. Egli è perciò, che mentre spero di trovare indulgenza presso gl'intelligenti della lingua inglese, molta ritrosia m'aspetto da coloro, i quali sono ignari della medesima al pari che della audacia poetica di chi la parla.
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