Di modo che, ov'io pure ho alquanto modificate l'espressioni dell'originale, verrò tacciato di fantasticheria e di stravaganza: di rado troverà compatimento presso costoro alcun verso men fluido; lode non mai una difficoltà ben superata; nè cittadinanza, qualche modo di dire non prima fra noi usato. Ma gracchi pure ciascuno a suo senno: questa traduzione viene offerta solo agli spiriti liberi, ed avvezzi essi pure a spiegar l'ale. Darwin non preparò già il suo pascolo per vermi e rettili; nè io per questi l'ho in Italia trasportato.
Ecco in breve ciò, che doveasi per me dire intorno alla mia traduzione, benchè mi sarebbe giovato d'estendermi più oltre ma siccome quanto avrei potuto dire fu già da Cesarotti, a cui tanto è debitrice la lingua italiana, fatto sentire in proposito della sua traduzione d'Ossian, così rimando volentieri i miei lettori alla sua prefazione dell'edizion seconda di que' poemi, non solo affine di non farmi plagiario di lui, ma sperando ancora, che l'autorità d'un sì celebrato uomo possa soffocare i sibili [XIV] d'alcuni serpi, vaghi solo di spaventare i nascenti ingegni, e di cui cotanto abbonda l'Italia, in quella guisa che altrove all'opposito razzano a dismisura altri innominati animali, che si compiacciono di lambire qualunque succidume. Del resto, mentr'io non sono sì poco conoscitore di me stesso per aspirare alla intera soddisfazione de' miei lettori, presumo tuttavia, che non abbiano essi a sapermene del tutto mal grado; poichè gli è solo per mezzo di questo mio lavoro, che vien loro dato di passeggiare nel più bel giardino, che vantino gl'Inglesi; nè io ho schivata dal mio canto alcuna fatica per procurar loro un tale passatempo, a rischio anco del mio nome, il quale appunto per essere ignoto, era almeno illeso dal dente della satira.
| |
Italia Cesarotti Ossian Italia Inglesi
|