Paventando la grandine imminente,
E con incerto piè cerca la valleChe la ricovri, e le pudiche involi
Sue vaghe membra al furïar del vento.
Sei rivali garzon, cui pietà moveDe la pavida Bella, le fan core
E su gli affanni suoi spargon la calma. -
Sì pure al tardo vespro in su l'eccelsaCùpola de le moli al Nume sacre
Illuminata da' cadenti raggiDel pianeta maggiore, aurea rifulge
[12] Banderuola versatile, che al soffioD'aura ancor placidissima s'aggira
Sul liscio perno, e qual meteora errante,
L'aere dintorno sfavillando lustra.
Quattro guerrieri de'giganti schiattaAlbergano con ELCE. Ognuno in pugno
Ha mille frecce, e mille d'acciar punteOrrida luce sparpaglianti al guardo
Copron le squame dell'irsuto usbergoTal armossi l'Etïope immortale
Che l'incantesmo ruppe, e del fatatoPozzo diè morte al vigilante drago. -
Non gl'irritar; mal docile a le offeseIl petto lor tosto ritorce l'onta
O rende la ferita; ma se cautoTu li rispetti, lenemente allora
Qual venticel che il mar lambe senz'ondaE l'auree spighe d'incurvar non osa,
I miti Re proteggono de gli ampiDomini di Nidvòd, e le lor care
Sorelle-spose e i pargoletti figli:
Per le foreste da nulla orma impresseScorta si fanno al pellegrin solingo,
O guidano nel bujo de la selvaLa timorosa forosetta errante.
Così di Wright il libero pennello[13] Or da la vetta del Vesèvo slancia
Contro la torba notte ignei torrentiDi rosse lave; da l'erculea Calpe
Sgorgan vampe fumanti, i firmamentiScoppiano in fiamme, e l'oceàno irato
L'abbagliante riflette orrida luce.
Or a posare l'ombre sue richiama
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