Su liete scene; e qui placide valliFa serpeggiar, là di rugiada spruzza
Vellutati pratelli: i sospirantiZefiretti si tuffano ne l' onde
Del terso rivo, ed il chiaror di lunaSu le sue sponde biancicanti dorme.
Delizia e in un terror de le pianureD'Orixa regna la gentil KLINHOVIA
Tra le ninfe gigante: erculei nerviTendon sue membra e su la calda guancia
Nuota il rossor di giovenil beltade.
Ma quand'ella torreggia, fin da lungiLa campagna ne crolla: a l'atterrita
Calca ella volge folleggiando un guardo;
Tra severa e gioconda all'aure spiegaGli onor di sua bellezza, ed orgogliosa
Si reca in braccio i trepidanti drudi.
Tal la vaga Talestri, in duro usbergoImprigionata la sorgente mamma,
[14] Fra i combattenti rapida scorrea,
E, il crestato cimiero alto agitando,
La grave asta imbrandiva, e dal fiammanteCarro di Marte fulminava. Indarno
S'armò la Grecia; ed i cattivi Eroi
Molli intrecciâr colla servil catenaGhirlande ordite da la man d'Amore.
Quando il cadente Autunno in su le vasteDeserte lande e i coltivati solchi
A soffiar manda gli Aquilon ruggenti,
Ed in tumultuose onde ripiegaLe scosse selve; ed i fronzuti onori
Rovescia a scroscio in sul ruscel suggetto,
E in vorticose stipe ora affastellaLe giallognole spoglie, or le sparpaglia;
Ed a la terra si nasconde in gremboIl mal difeso abbrividito insetto;
Spaurata fugge TULIPA leggiadra,
Ed al materno sen più stretto tiensiIl caro pegno, ed in romita grotta,
Securo padiglione! occulta albergaInfin che amico sovra lei riversi
I suoi favori più sereno il cielo.
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