Ne riflette le labbia coralline.
Con mente accorta la modesta RUBIAElegge e mesce le vermiglie tinte
Sul vagello curvata; arde la ninfa,
E tra il vapor, che innalzasi, rosseggiaQual tra la nebbia mattutina rosa.
Quattro eletti garzon, cui le segrete[25] Dottrine aprìo la chimic'Arte, i bianchi
Velli or tingono, e stendono gl'intrisiFiocchi; or diffondon su la grinza gota
De la vecchiaja il giovenile ardore,
O di mentite rose ornano il voltoA la ninfa da gli occhi pallidetti.
Così Medea quando recava a Iolco
L'auree lane rapite al fero drago,
Sovra la spiaggia alzò magica pira,
A le cui fiamme crepitanti in mezzoAmpia bollìa caldaja; allor con mano
Fe' cenno al buon parente: ecco già nuotaIl vecchio Esone ne la fervid'onda,
E novello vigor tosto l'enfiateSue membra invade; con acuto frizzo
I risentiti nervi suoi dardeggiaFoco obblïato, ed a' precordi intorno
Fluttua il sangue più caldo; ardon sue luciDi più liete scintille, ed a la fronte
Scherzano intorno brune ancor le chiome.
Là sovra l'onda, che il ventoso mordeIndico lito, VALLISNERIA asside,
Su la mano di giglio reclinandoLa rosea guancia; le pupille innalza
Umide e meste, e, rimbrottando il cielo,
Il nome chiama del perduto amante.
[26] O cada il giorno o l'alba nasca, ognoraPer lui esala taciti sospiri
La derelitta. -" O degli eterei campi
(Sclama angosciosa) allumatrici sfereChe in mar bagnate le raggianti trecce;
Pallida Luna, che a la muta Notte
Orni d'argenteo vel la tetra fronte;
Voi del tenero addio, ultimo addioCh'egli mi disse, testimon voi foste!
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Dottrine Arte Medea Iolco Esone Sclama Luna Notte
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