La lingua assiderata: a rivi scorreGiù per la guancia il pianto, onde stillando
Smalta l'erbette di lucenti perle:
A le mal ferme piante intorno strigneCeppi la neve, e la sua fuga arresta,
Ed al suol la configge: ella a gli DeiTacite preci invìa, stende le braccia;
Ma le sue braccia in supplichevol'attoRistansi, fatte rigido cristallo;
E dïafano un velo a lei le muteLabbra, ed il capo, ed il collo tremante,
E il bianco seno, e le proferte palmeCopre e invetria scendendo, si che tutta
[30] In duro gel corrugasi la ninfaOr non più tal, ma simulacro immoto.
O Tremella infelice! ancor le glaucheVergini de la Dova offrono ogni anno
D'ingenuo pianto tenero tributoA le tue pene: coronate il crine
Di molli giunchi, e in lungo ordine uniteSovra l'arena procedendo, al mesto
Suon de le conche ripetendo vannoDe gli amor tuoi la miseranda istoria.
Quivi riposa la mia Musa. OscuriNugoli al polo ottenebrato intorno
Veleggiano fremendo; il tuono s'odeChe di lontano mormorando viene.
Già la grandine rugge, le silvestriNinfe tremando menano la Diva
Sotto a l'intime lor pergole occulte.
Ed, appeso ad un lauro il muto plettro,
A le sue tempia d'amorosi mirtiPongono serto -. L'agil rondinella
E l'aerea sua prole irrequïetaRade coll'ale i verdi praticelli,
E l'increspato rìo. Da lo sfrondatoPruno alto zirla il solitario tordo;
Lo scarabeo smarrito a lo stridenteCorno dà fiato; da la impresa tela
[31] Pende l'aragna, e colle tenui ditaDal gomitolo tragge e a cerchio tende
Il lento filo, e su la trama arrampica.
Rapide a volo riedono le pecchie
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Tremella Dova Musa Diva Pende
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