Cosė il Segreto personificato ne' seguenti bei versi di Shakespeare, mostrandosi in una maniera [36] del tutto indistinta, non ci obbliga a por mente alla sua inverisimiglianza(4).
. . . . . . . . . . . .ella non disseL'amor suo mai; ma lasciasi il Segreto
Pascere sovra la vermiglia gota,
Quale un insetto nel botton di un fiore.
Ma ne' versi, che sono per riportare, entra in iscena la Ragione personificata, la quale, per essere chiaramente distinta e conseguentemente inverisimile, finisce per dispiacere.
Alla Ragion volai, le chiesi aita;
E quella tosto, ogni cosa librando,
E posta mente al misero mio stato,
Grave in atto rispose a le mie preci,
Che fra le belle era bellissima Ebe. -
Č vero, i' replicai, nč risaperloFa d'uopo a me; per iscoprire in lei
Alcun difetto, venni a te, Ragione. -
S'altro pur non dimandi, ella soggiunse,
Qual venisti, ritorna; oltraggio foraAl nome mio trovar difetto in Ebe(5).
[37] Le figure allegoriche, a questo riguardo, sono generalmente meno praticabili in pittura ed in statuaria, che in poesia; e rare volte possono essere introdotte nelle due prime arti in compagnia delle figure naturali, come apparisce dal ridicolo effetto di molte pitture di Rubens, nella galleria del Luxemburgo; e per questa ragione, la loro inverisimiglianza urta ancor pių, venendo ivi poste a confronto colle figure di persone reali, a lato a cui sono collocate.
La signora Angelica Kauffman, che ben conobbe questa circostanza, non introdusse figure mortali in mezzo a' suoi Amori ed alle sue Grazie.
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