Fattesi fosche, ed appannato il lustroDe le scaglie perlate, in tondi cerchj
Barcollerete sopra vane pinneDi Lontre ed Aïron preda infelice! -
Così quando il gran Divo in muto duoloFuggendo l'Euganee reprobe sponde
Del mar si trasse a la infeconda spiaggia;
Sovr'atterrato faggio alto levossi,
E fe' col cenno de la man protesaL'assordante tacer rombo de l'onde.
Poi che de l'uomo al duro orecchio indarnoIo grido, voi del mar figli squamosi
Ascoltatemi voi!" Disse, e deformiCapidogli repente in tonde schiere
Accostarse fur visti, e su lo scoglioIn sua bruna armadura arrampicarse
La testuggine lenta, e razze e squaliE pistrici e torpedini e delfini
Spingersi al lido intorno, e smisurateFoche intralciando le squassanti pinne
Scorrer lor dietro, e d'orche e ceti carcaGonfiarsi e mugolar l'onda lontana.
Il giovine Profeta allor nel suolo[64] Le ginocchia piegò, rapito in vista
Le infocate pupille al ciel converse,
E sotto i colpi de la chiusa manoRisuonavagli il petto. Oh, benedite,
Benedite il Signor, egli con voceGridò di tuono; e le pendenti spiagge
E i monti e i boschi replicar s'udîroBenedite il Signor: i venti e l'onde
Accolsero quel grido, e fida l'ecoDa cento grotte vi rispose: udillo
Di Proteo il gregge, e rapido a lui corseFuror sacro le vene; ebbro di zelo
Anelita sull'onde, il varco schiudeDe l'enormi mascelle, e le viscose
Teste dechina, e l'oceàn percossoDa sue convulse pinne urla e spumeggia.
In fra torri incantate, in mezzo a' campiDi loto sparsi e d'asfodillo, e sotto
Bujo frascato d'amaranto eterno,
| |
Lontre Aïron Divo Euganee Disse Profeta Proteo
|