De' suoi fidi traea lo stuol vivace,
Cui Pane innanzi balzellava u' l'ertaIudnesse ombreggia il prato, e la barbuta
Guancia enfiata, co' labbri rosseggiantiScorrea soffiando su le sette canne.
Protervette le Naiadi emergeanoDal rìo materno, ed al giocondo suono
Far godeano tenore, e con iscorciE con mimico passo imitar furbe.
Il danzante drappello - "Io svengo, io cado!"
Gridò la Bella a mezzo il dìe: "piagneteNinfe, sull'urna mia!" - Cadde, e morì.
Allor non meno che il canuto Verno
Giù per lo algente cielo a fiocca, a fiocca[69] O muta neve o argentee brine versa,
Il solingo pastor, mentre su' balziAbbarbaglianti stampa i molli passi,
Lento guidando con la scossa vergaLe agnelle erranti, mira il verde abete
Mollemente velato, e di gel carcheLe rubiconde sfavillar sue pine
Là giù riguarda lucccicanti valli,
E rivi e fiumi sonnacchiosi, e quinciPendenti cateratte, o doccie e selve
Cristalline a rincontro; ed irrigataDa lattei mari di lontano vede
Trasparir la città: maravigliandoEi volge l'occhio intorno: ma se avvegna
Che il Sol, schiusa una nube, i rai dardeggiSu i brillanti arbuscelli, o tiepid'ala
Scuota Favonio, in liquide rugiadeScende il baglior fugace, e all'aere in grembo
Il fulgido spettacolo si strugge.
Dove la Cordigliera il capo ascondeNubi-cerchiato ne la neve, e l'ampie
Radici figge ne' sabbion roventi,
Un dì l'alma CINCHONA, in fra le belleVergini peruvane la più bella,
Là ne' boschi che ombreggiano di Quito
I dolci campi, da fuggenti aurette[70] Ognor lambiti, a la gioconda Diva
De la Salute un'ara eresse; e, voti
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