T. Mi proverò. - Indagheremo primieramente se l'opinione di Lucrezio sia fondata sulla verità: egli dice che è cosa soave il mirare dal lido un naufragio, perchè è cosa soave il contemplare que' mali che tu non soffri. Ma per esaminare accuratamente una tal quistione è necessario, che supponiamo prima un uomo solingo che improvvisamente s'abbatte a vedere il suddetto spettacolo; quindi passeremo ad osservare la moltitudine che vi accorre: imperocchè parmi già fin d'adesso di travedere una cotale specie di sentimenti diversi, che nascer deggiono nell'uno e nell'altro caso.
Or dunque, un uomo osservando dalla spiaggia una burrasca di mare, tutto ad un tratto s'accorge d'un vascello, che orrendamente battuto dall'onde, sta per naufragare. Qual è il primo primo sentimento che nascerà in quest'uomo? - Il terrore. Non è possibile ch'egli provi altro sentimento: il dire che a lui deve recar piacere il trovarsi fuor di pericolo, è dire una cosa, a cui non è possibile che colui rifletta; giacchè in quel subito istante non solo l'uomo non può rivolgere la mente in se stesso, e fare un rapporto tra se ed i naufraganti; ma se la mente arriva a fare qualche azio[89]ne, si è quella di trasportare l'uomo nella situazione e condizione de' sofferenti; il che addiviene, al dire di Burke, per quel sentimento irrefrenabile di simpatia che l'uomo ha pel suo simile: e se così è, come a me pare diffatti, anzichè provare piacere di sorta veruna, deve quel tale provare a un dipresso le pene di coloro che trovansi in effettivo pericolo(6).
| |
Lucrezio Burke
|