L. Perdonatemi, se v'interrompo. Giusta l'opinione di quello stesso Burke da voi citato, il terrore è le fonte del sublime: il sublime a chi non riesce aggradevolissimo? Dunque la vista di un naufragio, che in grado eminente è sublime appunto perchè produce molto terrore, deve recar piacere.
T. Il terrore, nell'atto che opera sul nostro animo, chiude l'adito ad ogni altro sentimento, e toglie la facoltà di ragionare: di modo che il carattere di sublimità negli oggetti, supposto pure che abbia luogo in essi unicamente allorchè vagliono ad incutere terrore, non può essere riconosciuto se non che dopo cessata o grandemente diminuita l'azione del terrore medesimo.
[90] L. Avete ragione. Pregovi di continuare il vostro ragionamento.
T. Tornando adunque al nostro proposito, passato questo primo periodo di terrore (sentimento che importa massima pena), può cominciare a nascere nell'animo del riguardante il sentimento della speranza che alcuno possa salvarsi; e un tale sentimento se non arriva in questo terribile caso a produrre piacere, certamente contribuisce a diminuire il terrore e la conseguente pena allora: quell'uomo si dà ad aggirarsi pel lido, e mentre pensa se vi è mezzo onde soccorrere i pericolanti, venendo la di lui mente occupata perciò d'altri oggetti, il terrore e la pena vanno sempre più scemando: finalmente dopo questi primi moti, s'apre il varco alla curiosità: il riguardante la soddisfa, ed allora certo egli comincia a provare una sorta di piacere, che non cessa d'essere veramente tale benchè misto a gran dose di sentimenti disaggradevoli: imperocchè la parola soddisfazione implica, senza replica, l'idea di piacere positivo.
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Perdonatemi Burke Avete Tornando
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