Un uomo po[92]trà godere alla vista d'un suo simile in pene, allorchè egli abbia inimicizia contro di lui; ma in questo caso ha luogo il sentimento della vendetta, che soffoca gli altri. Così pure un uomo, il quale veda p. e. naufragare un vascello, su cui egli sarebbe salito, se non glielo avesse conteso una circostanza qualunque, proverà piacere in pensando d'avere schivata una disgrazia, che lo attendeva; ma tuttavia questo piacere non avrà luogo, che passato il primo involontario sentimento di terrore, per lasciar di nuovo subentrare quello di pena causato appunto dal mirare in altrui lo stato, in cui si sarebbe trovato ei pure, se il destino non lo favoriva. Dunque se è vero, che un uomo alla vista d'uno spettacolo di disgrazia può risentire una sorta di piacere, ciò non avviene che in seguito a previo periodo, più o men lungo, di pena; ed il piacere poi, ch'egli ne tragge, ripete una sorgente ben diversa da quella addotta da Lucrezio, e non disonorante il cuore umano; fuorichè egli siasi inteso di parlare di una persona, che corre a vedere un naufragio in conseguenza d'esserne stato avvertito; su di che passerò tosto a parlare.
L. Anch'io convengo nella vostra opinione, e godo d'aver rilevato, che il piacere onde può essere affetto il riguardante, in seguito però a penoso intervallo, non è contaminato dall'egoismo supposto da Lucrezio.
[93] T. Così credo d'aver dimostrato: ora passiamo ad esaminare ciò che spinge la moltitudine ad accorrere a vedere uno spettacolo di miseria, e quali sono i sentimenti ch'essa prova.
| |
Lucrezio Anch Lucrezio
|