[97] L. Prima di passare all'esame delle rappresentazioni tragiche, come credo che avrete intenzione di fare, non vi rincresca di spiegarmi una cosa. Voi avete parlato della curiosità, ed avete detto esser ella un bisogno, che hanno gli uomini d'acquistar cognizione di ciò, ch'è loro ignoto. Ma donde risulta questo bisogno, e come sapreste voi spiegarlo?
T. Non posso altrimenti spiegarvi la mia opinione, che prendendo la cosa da lontano. - L'uomo è fornito di stromenti, per mezzo de' quali soltanto acquista la cognizione delle cose; questi sono i sensi. In tutti gli animali parte de' sensi fu subito dopo la nascita, ed anche prima, messa in azione in grazia delle impressioni degli oggetti esterni: dunque essendo questi sensi fino da un'epoca così remota stati messi in azione, è d'uopo che vi si sieno per tal modo abituati da far ben tosto diventare lo stato loro attivo un bisogno (conseguenza dell'abitudine), bisogno tale che pare istintivo. Or questo bisogno de' sensi ad esser messi in azione è ciò, che, nell'ordinario linguaggio, chiamasi curiosità, cioè bisogno de' sensi d'acquistar cognizione delle cose; e giusta le diverse qualità di cose, diversi sensi, quelli cioè che più ci pajono appropriati, impieghiamo per acquistarne la cognizione.
In questa accettazione, molti de' nostri [98] appetiti possono ridursi alla curiosità, massime relativamente alla prima volta, che desideriamo di soddisfarli, od allorchè procuriamo di soddisfarli con un mezzo nuovo.
Ora facil cosa è il dar ragione della curiosità diversa ne' fanciulli e nel volgo, e negli uomini eruditi.
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