La mancanza di cognizione del maggior numero di cose fa che i fanciulli tocchino tutto, tutto si pongano in bocca, e dividano tutto in parti, e vogliano veder tutto. La stessa ragione è quella, che spinge il volgo ad accorrere ad ogni romore, ad arrestarsi estatico innanzi ad ogni oggetto, che abbia per lui l'aria di novità ec. Ma la curiosità dell'uomo erudito diversifica in quanto che egli ha già acquistata la cognizione di quelle cose, che ancor ignorano i fanciulli ed il volgo, e supplisce coll'immaginazione al bisogno di soddisfare la curiosità che gli potrebbe p. e. eccitare la notizia d'un incendio, d'un esercito che passa la rivista ec., mentre nello stesso tempo lo vediamo poi compiacersi per esempio della contemplazione d'un fiore, a cui il volgo punto non baderebbe. Ma l'erudito, per via di raziocinio, presente nel suo ingegno di poter trovare qualche cosa di nuovo in quel fiore, e poter così soddisfare la previa curiosità d'una cosa, di cui appena intuitamente ha sospettato. Da ciò appare, che la curiosità d'oggetti comuni è propria del volgo o de' fan[99]ciulli; che l'erudito è mosso a curiosità da cose, che il volgo trascura; finalmente che un essere quanto meno sente la curiosità tanto più indica d'avere ottusità di sensi, per conseguenza tanto più s'accosta alla stupidità.
L.. Non vi rincrescerebbe adesso di ritornare al soggetto?
T. Dopo avere analizzati gli effetti, che produce sull'animo degli uomini uno spettacolo di miseria reale, volentieri passerò ad esaminare quali sieno quelli prodotti dallo spettacolo di miserie finte, cioè dalle sceniche rappresentazioni tragiche.
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