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      - E qui primieramente io dimando: può mai una situazione veramente tragica produr dolore? A me pare di no. Ognuno, che accorre alla rappresentazione d'una tragedia, sa che portasi a vedere uno spettacolo finto, e sa che deve vedere oggetti tristi e miserandi, giacchè questi sono gli elementi della tragedia. Or questa prevenzione toglie tutti gli effetti penosi, che produr potrebbe la tragedia; perocchè, anche in realtà, viene in noi quasi onninamente distrutto il sentimento del dolore quando ci presentiamo volontariamente innanzi ad oggetti, che previamente sapevamo doverlo eccitare. Di maniera che la rappresentazione d'un fatto tragico deve per questa ragione cagionar minor dolore di quello che cagionar possa la lettura d'una storia o d'un poema, in cui [100] impensatamente si descrivano vicende terribili. Eppure ognuno sa per prova, che la lettura di simili storie poco o nessun dolore produce; e ciò io credo dipendere primieramente perchè la non conoscenza delle persone, di cui vi si fa parola, diminuisce od anche lascia d'eccitare in noi quella forza di simpatia, per cui arriviamo a partecipare tanto del bene che del male de' nostri simili; in secondo luogo perchè è proprio degli oggetti, che possono recar dolore, di perder tanto più questo loro potere, quanto più sono da noi rimoti. E benchè uno dei fini della rappresentazione scenica sia di riavvicinare a noi persone vissute molti secoli passati, tuttavia quell'esser noi prevenuti, che siamo spettatori di cose finte, basta egli solo il più delle volte per toglier quasi interamente questo effetto, che gli uomini si sono proposti di conseguire con tali spettacoli, e che è più che mai necessario, siccome il primo anello della catena degli effetti successivi che produr deve la tragedia.


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Gli amori delle piante
di Erasmus Darwin
Pirotta e Maspero Milano
1805 pagine 266