L. Non potrebbe però avvenire, che il poeta fosse nell'arte sua sì abile da porre tanto interesse nella sua tragedia da far cadere lo spettatore in una profonda illusione, di maniera che per un dato tempo egli abbia a prendere per reale ciò che è finto? E voi vedete, che in questo caso potrebbe lo spettatore tutto ad un tratto provar benissimo dolore.
[101] T. Sia pure; ma siccome noi siamo sempre apparecchiati ad ogni sforzo per liberarci dalle sensazioni disaggradevoli(7), così quello spettatore sull'istante rifletterebbe che ciò, che vede, è finto; e da questa riflessione (come già avvertì Darwin) non solo ne verrebbe distrutta di repente ogni traccia di dolore, ma nuove fonti gli si aprirebbero di piacere ancor più squisito di quello, che prova un altro spettatore, il quale, sempre presente a se stesso, non si [102] lascia trasportare a sì lontano grado d'illusione. - Dunque una rappresentazione tragica non può eccitar dolore effettivo; mentre, anche nello straordinario caso summentovato, l'istante del possibile dolore è sì breve; e sì rapido e preponderante è il susseguente piacere; che i sensi ne perdono al momento l'impressione, non restando più affetti che piacevolmente; anzi questa specie di dolore diversifica talmente dal dolore reale, che convien dire esser egli stesso già misto a qualche cosa di piacevole, essendochè non v'è alcuno, che avendolo una volta provato, non desideri di riprovarlo altre volte; e nel medesimo tempo si sa, che il vero dolore è a tutto potere schivato da' nostri sensi.
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Sia Darwin
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