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      È da notarsi, che prima di giugne[110]re al ponte, trovavasi una capannuccia, dietro la quale si fermava la slitta contenente i due ballerini, ed in suo luogo ne veniva spinta innanzi una contenente due fantocci: ma siccome questo cangiamento non era avvertito dagli spettatori, così alla caduta della slitta venivano essi spaventati, come all'aspetto di disgrazia reale: e le grida, le mani ai capelli, gli svenimenti in alcune donne, fecero abbastanza fede del terribile effetto di quella caduta. Conchiudo adunque da ciò, che vi possono essere sceniche rappresentazioni atte a produrre vero terrore, che è il massimo grado della pena.
      T. Sapete voi, perchè gli spettatori nella circostanza da voi addotta furono spaventati la prima volta, che inavvertiti videro quello spettacolo? Perchè essi non pensavano, che quella caduta fosse un accidente collegato coll'azione rappresentata; e stimandola una disgrazia effettiva, (come può benissimo darsi il caso) furono affetti da quella stessa passione, onde abbiam veduto affetto il solingo spettatore d'un impensato naufragio. Ma che? Disingannati subito dai loro vicini, essi avranno tosto provato quel piacere, che si prova destandosi da un sogno terribile, e trovando che il sogno non è vero; ed in alcuni all'espressione del dolore sarà susseguito il riso. - Ma un'altra cosa vorrei che rifletteste. Affinchè nella tragedia le disgrazie, ond'è fatto bersaglio [111] l'uomo virtuoso, od anche l'uomo reo di colpe tali però, che trovino scusa presso gli altri uomini, e che perciò lo rendano non indegno della loro commiserazione, eccitino in noi il sentimento misto della pena e della pietà, è necessario che siffatte disgrazie non sieno mai rappresentate come provenienti dal caso; giacchè in primo luogo le disgrazie provenienti dal caso, anche in realtà, fanno sempre un'impressione inferiore a quella, che farebbero disgrazie provenienti da cagioni umane: e perciò riprovevole sarebbe quel poeta, che, per ottenere un fine tragico, si servisse di mezzi deboli ed incerti, quando può usarne di potentissimi e sicuri.


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Gli amori delle piante
di Erasmus Darwin
Pirotta e Maspero Milano
1805 pagine 266

   





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