In secondo luogo se la tragedia si occupasse a rappresentare disgrazie provenienti dal caso, non farebbe che scostarsi dal proprio scopo, che è quello di render l'uomo virtuoso, offrendogli innanzi lo specchio de' terribili effetti delle umane passioni portate oltre i loro confini, la sofferenza dell'innocente oppresso da' malvagi ec. ec., e ciò si ottiene dalla tragedia facendo sempre agire gli uomini e le loro passioni; e quando pure ella introduce il gastigo o il premio del cielo, oltrachè deve farlo assai parcamente, è poi obbligata a farlo in modo da escludere totalmente l'idea del caso. Il caso non fa differenza tra il reo e l'innocente, e qualunque uomo di carattere irritabile non può da questo cieco [112] torsi vendetta. Dunque nelle operazioni del caso non v'è intervento di umane passioni: dunque, ancorchè possano esse talvolta in via accessoria contribuire ad accrescere l'effetto della tragedia, nondimeno sarà sempre vero, che il caso da se solo non può produrre effetto tragico.
Da queste riflessioni parmi chiaramente risultare, che l'obbiezione da voi fattami nulla toglie al mio assunto, giacchè la caduta della slitta non può riguardarsi come una circostanza tragica; quantunque erroneamente nel linguaggio famigliare si chiami tragico ogni spettacolo che ti faccia aggricciare, in quella vece che orrido dovrebbe propriamente esser detto. Io concedo, che la caduta della slitta avrà spaventato allorchè lo spettatore inavvertito l'avrà presa per un caso reale: ma, la sera vegnente, avrà provato invece soltanto un sentimento di compiacenza ponendo mente alla maestria del macchinista; la terza non si sarà curato pure di farvi attenzione.
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