Sommergendo i bei corpi, e tolte al giornoNuotan sotterra. Il repugnante flutto,
Rasente a' capi loro, in se medesmoSi volge e si profonda, e successivi
Più larghi cerchj spingonsi a la proda.
Via per tre mila passi entro ampi fessiDi pirite smaltati erran le ninfe,
O buio calle cercano per mezzoA ritrose miniere; e là, su letti
[122] Di lava, in antri di corallo stese,
Chiudono gli occhi al sonno, ovver su pesciDi diaspro o su d'agata conchiglie
Mandan sospiri. Infine ove il famosoIlam trae le bollenti onde a traverso
Floridi prati e soprastanti boschi,
Paghe del terso scaturir de l'acque,
Le deserte abbandonano tenèbre,
In mezzo a gonfj circuenti fiottiRisorgono a la luce, e fimbrïate
Di perlata rugiada i glauchi manti,
E scuotendo la nitida doviziaDe le trecce, s'avanzano lunghesso
L'allargantesi valle: e quì, succinteLe molli vesti, in folleggianti gruppi
Torcono il piè da la turrita villa,
E de la Dova in sen lanciansi a nuoto. -
VARINGA così pur d'alto scendendo,
D'eburneo rostro e curvi artigli armata,
Ne l'arena penètra, e in freddo obblìoVive a la terra in sen: nè amica a' vostri
Amorosi sospir, supplici drudi,
Piega l'orecchio, infin che di novellaBeltà s'orna fiorendo, e al ciel s'estolle
De le fronde agitando il vago onore.
Con truce occhio fernetico su l'orma[123] BALSAMINA s'affigge; enfia le smorte
Guance, vibra le mani, con un fremitoCupo d'odio e di rabbia intorno tutta
Sbigottisce l'attonita foresta,
E da le braccia furibondo slanciaI pargoletti! - Empia così fu vista
Infellonir Medea.
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Dova Medea
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