Qui, sul terren se il passeggier riposaLa stanca fronte, al suo muscoso letto
Bieca s'aggira MANCINELLA intorno,
Mesce l'atro suo suco, e a lui furtivaFattasi presso, e su lui china, versa
Il rio velen nel tormentato orecchio. -
Se là ti volgi, impazïente vediStizzire il pellegrin, cui l'empia Ortica
Dardeggia contro le barbute frecceE gli aculei attoscati. - E più da lunge
LOBELIA iniqua un soffocante esalaAlito lungo, che a le fresche aurette
Carca di morte l'umid'ale. - L'odioDi queste crude e lo spavento annebbia
Gli sbigottiti boschi: e pur anch'esse,
Di teneri pensier la mente ingombra,
Parlano amore a le cognate piante.
Cosi non meno altre crudeli belve[127] Miransi a torme convenir sul margo
De' Sirïaci fonti. Ivi da lungeFra nude arene, e squallide vestigia
D'acquidotti e di volte, e fra le sparteMembra d'atrj e di templi, appar pur'anco
L'alta Palmira. Ahi lassa! allor che Cintia,
De' venti al soffio, a mezzo 'l corso invìaLunghe traverso a le sue fesse torri
Argentee strisce, e intorno a polveroseTombe e colonne vacillanti splende,
E smorti e freddi sovra gli ermi campiDiffonde i raggi; dolorosa in atto
E taciturna piegasi sovressoI pochi avanzi de la gloria antica,
Gli occhi stillanti al ciel converge, e trepideLe man protende. - In tanto ove un ruscello
Fuori sgorgando da romite balzeSolca la sabbia con fuggevol'onda,
In volta gira la feroce Jena,
Mugola la Pantèra, alto squittisceIl Liopardo; e l'Avvoltor digiuno
Stride sull'ale tremebunde, attuffaL'arido rostro, e volteggiando rade
I lucenti zampilli: il magro Lupo
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Ortica Miransi Sirïaci Palmira Cintia Jena Pantèra Liopardo Avvoltor Lupo
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