Mirane le barbe,
Sotto la sabbia avvelenata, a centoDar forma e cento vegetanti serpi
Su dieci leghe lo squamoso mostroOra in fulgidi raggi intorno intorno
Stende e raggira i divergenti capi;
Ora tutto, attorcendosi, s'aggruppaIn intricato nodo, e il guardo spigne
Entro le nubi, e sibila fra i tuoni.
Tinte in rio tosco, mentr'egli disserraGli aguzzi denti, mille fuor dardeggiano
Lingue in rapidi guizzi, ed or s'appiccanoAll'Aquila superba alto volante
Sovra il deserto, or fiedono il Leone
[130] Che via lento trapassa, o, mentre in vanoSchierata oste s'azzuffa, intorno spargono
D'umani scheltri il biancheggiante suolo.
Due si giacciono avvinti innesti-dèmoniA le radici di quel crudo, e fiochi
Mandano fischi, o ferir tentan l'aureD'ululi più squillanti, e vagolando
Pel ciel sovra rombanti ale spiumateVibran gli aculei, e dispietata preda
Fanno d'innocui insetti. - In cotal guisaCon forti braccia il Tempo a cerco mena
L'inesorabil falce, ed alti struggeMonumenti dell'arti, e regni e imperi
Fin da la base; apron passando in tantoLe forci l'Ore giovinette, e tondono
Di domestiche gioje i dolci germi.
La bella ORCHIDE è questa: al par dell'albaRubiconda e splendente incanta gli occhi.
Tutta vezzi essa culla in fra le bracciaIl suo bambino, e tale a lei fomenta
Dolce Amore il bel cor, ov'ha suo trono,
Che intenta ognor guarda l'amato pegno,
Avendo più di lui, che di sè cura.
Non altrimenti da notturno arciero,
Cui la selva ascondea, trafitta il pettoFugge la Cerva, ne sa dove, e l'ale
[131] Ponle a' piedi la fuga; in uno alfine
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Aquila Leone Ore Amore Cerva Ponle
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