Col balzellante suo cerbiatto slanciasiPer entro il bosco, e di sanguigne stille
Spruzza il conscio terreno; ivi, fra muteOmbre appiattata, al caro dì si toglie,
Pende sul dolce parto, e per lui soloPiagne la vita che mancar si sente.
Sì pure Eliza da boscosa vettaIva mirando su i Mindenj campi
L'incerta pugna. Con arditi sguardiCercava in mezzo a le sanguigne file
Il compagno fedel de la sua vita,
Sua più cara metà; di colle in colleSeguiva l'oste rovinosa; a l'aure
Vedea da lunge, o veder pur credeaDel prode sposo volteggiar l'insegna;
E lieta il passo ognor movea più rattoCome de l'armi udìa scostarse il rugghio.
Audace a fianco si traea per manoUn balbettante fanciullino, e vaga
Pargoletta fra l'orrido frastuonoQueta dormìa, dal braccio suo cullata,
Su la sua gota: irradïando in tantoA lei lambìa luce d'onor la fronte,
E calde intorno al sen vampe d'amoreLe gìan serpendo. Impavida la Bella
Raddoppia i passi, e più e pìù s'appressa,
[132] Sì che traverso a' vortici del fumo,
Che le dirige il guardo, ondeggiar vedeLa nota cresta; e scintillar su l'elmo
L'auree stelle, e le mistiche d'amoreCifre ravvisa dianzi pur tessute
Da le caste sue dita; e incontro ascoltaDi gioja alto clamor, "fuggono! fuggono! -
....Numi! egli è salvo; sì il mio sposo è salvo!
Vinta è la pugna!" Disse; ed ecco in questaFischia per l'aure crudel palla, (ahi l'ale
Dièlle una furia, e un dèmone la guida!)
Parte le ciocche del bel crin, che lieviOrnanle il capo grazïoso, fiede
La bella orecchia, e ne l'eburneo colloOh dio! s'immerge.
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Eliza Mindenj Bella Disse
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