Premer gemendo, e co' sporgenti labbriIl materno tentare arido seno!)
Oh noi lassi! ei seguiva, ambo di freddoE di fame tremiam.... Ma che? tu piagni?
Perchè?.... La mamma desterassi tosto."
- Non desterassi più!
gridò piangendoIl disperato; e con le mani giunte,
E con le ciglia al ciel rivolte, un lungoTrasse sospiro; in su 'l terren prosteso
Stupido e fisso alquanto stette, e fervidiSull'esanime creta stampò baci:
In piè quindi con fier balzo convulsoRisorse, e tutta in core arder sentissi
La paterna pietade." Oh ciel, ti scordaDel mio primiero sconsigliato voto!
Questi a la terra legano; per questiDi viver priego!" - Egli sì disse; intorno
A' suoi ravvolse abbrividati figliIl rubicondo sajo, e, lagrimando,
Gli assunse e strinse al doloroso petto.
Due Meretrici-Ninfe ora al tuo guardoSi vengono ad offrir: CUSCUTA han nome
Le vezzosette: oh quai co' negligentiLoro artificj, e con gli studiati
Semplici modi, altrui tendono insidie?
[135] Ve', travestite de' dimessi ornatiDe la modestia, e l'occhio in giù raccolto,
E composto il sorriso, astutamenteFansi vicine, e, tutti allor spiegando
I perigliosi incanti, intorno avvolgonoA la vittima lor le ferree braccia.
Tal pure allor che a lo Scamandro in rivaMosse Laocoonte, ove le altere
Dardanie torri risplendean ne' fluttiAlzò le braccia, a' tremebundi regni
Con fatidico grido alto predisseD'Ilio ingannato la fatal caduta,
E, con vigor più che mortal, la fieraAsta avventando, traforò nel fianco
L'eccheggiante cavallo. Allor fur vistiDuo gran colùbri sovra il mar levarse
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Meretrici-Ninfe Scamandro Laocoonte Ilio
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