Del crine anella, aspro di sale un veloIntorno avvolve a le raggianti membra,
E, qual traverso a limpido cristalloDiva reliquia, la Beltà sfavilla, -
L'erba così, che trae dal ghiaccio nome,
Di pellucide borchie offre ingemmatiI bianchi steli e le brinose foglie.
E in simil guisa da le vitree corna,
E da gli occhi di perla intorno slancia[179] Mille color lo scarabeo dorato;
Sul venticello de la sera ei montaCon preste ali smaltate, ed in usbergo
Adamantino, volteggiando, splende. -
Allor così che fragorosi tuoniScoppiàr sovra Gomorra, e fiero urtando
Svelse il tremuoto l'esecrate mura;
A Lot rivolto o a la fedel moglieraUn Angelo lor ospite fea noto
L'instante eccidio, e la trepida Bella
Con mano tutelar d'ivi traendo,
Fuggite, o giusti, (egli dicea) lasciateQuesti di tutte colpe orridi campi,
Accelerate l'agil piè, nè indietroUnqua volgete l'indugevol occhio."
(Tal fu imposto ad Orfeo quando, rapitoA' suoi flebili modi il truculento
Re de la Notte, e mansuete fatteLe pallide fantasme, a lui fu dato
Trarre la bella Rediviva al giorno.)
Tosto in ampie voragini la terraSpalancarsi fu vista, e in fiera pioggia
Vampeggiar la tempesta, e sgominateRovesciarsi le torri e le cittadi. -
Quelli movono innante; alto da tergoRugghia il Terrore, e angosciose strida
Urlar nel vento. La gentil raminga,
[180] Oppressa allor da mille teme il core,
Giù per le gote singhiozzando versaUn rìo di pianto; e sì l'afflitto seno
A lei squarcia ogni tenera memoria,
Che, dimentica omai del gran divieto,
Ella si volge. - "Io manco! io cado! ahi lassa!
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