Gelidi sensi a l'ossa mie traversoScorron qual lampo, trafiggendo acuti
Il tremante mio seno! Io gelo! io gelo!
Giusto il ciel guarda l'error mio; già sentoQueste rigide farsi algenti membra,
Ed in sale indurire! Oh non ancoraCedi, o mio cor, le moribonde fiamme!
E tu.... tu questo estremo.... estremo bacioDa me ricevi non più a lungo tua!" -
Sì disse, e più non disse. - A quella vistaIl buon consorte stese ambo le braccia
A la salma impietrata; al petto strinseL'immoto sal; trepido pose il labbro
Su l'esanime neve, e pianse, e al mutoMonumento di duolo il guardo infisse. -
Non altrimenti allor ch'Enea di mezzoLe Iliache fiamme a' suoi omeri imposto
Togliea l'egro parente, e per man presoAdducevasi a fianco il caro figlio;
Troppo lenti alternando i picciol passiRimase addietro la gentil Creusa;
[181] E fu da Morte in bujo eterno avvolta. -
Fuor di via tratto, il pellegrin solingoSpesso calca col piè l'ampie rovine
Ed i laghi di zolfo; e sovra bichePolverose e tra il fango e il nero asfalto
Ode il rauco aghirone u' già superbaStette Gomorra: ivi più volte ei chiama
La sventurata coppia, ed al ciel voltiGli occhi, e sul freddo cristallino avello
Pensoso in atto il cubito posando,
Dal seno esala tacito sospiro.
Di fulgida gorgiera e di leggiadraCiarpa a rete adornata, e avvolta il seno
In purpureo velame, ecco la biecaARA increspa le ciglia, a gravi passi
Misura i campi, al suol lunga una lanciaStrascina, e ombrose in fronte agita piume:
Ma pur dolci d'amor escon favilleDa l'occhio traditore, ed a le assunte
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Enea Iliache Creusa Morte Gomorra
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