D'ebano cresta; e omai la non più schivaConsorte al sen lanuginoso ei strigne.
Compagne a cento pastorei leggiadriFansi cento fanciulle, e loro a scorta
S'offre il tenero ADONE: a coppia a coppiaLungo sacre selvette i lieti Amanti,
In vago procedendo ordine, al tempioS'avvìan d'Imène: idalio mirto ombreggia
A' sorridenti giovani la fronte,
E vela un serto d'olezzanti roseIl virgineo rossor de le donzelle.
Lievi i Piacer con luccicante piedeSeguono il coro, e, saltellando in giro,
Ergono a l'aure la canzon festosa.
Folto in tanto drappel di lieti Amori
Contro i facili cor lanciano a garaPromiscue frecce dal sonante nervo:
Dolci susurri sibilando svolanoSu leggerissim'ali, e di traverso
Sfugge da l'occhio lo scaltrito Guardo.
Ma in fine giunti gli esultanti sposiD'Imene a l'ara, e umilemente chini
Sul pio terren, con mormorante labbroSciolgono il voto infido: allor lo Dio
Licenzïoso impalma loro e strigne[194] Le miste mani, ed in lascive accoppia
Nozze comuni il meretricio stuolo.
Tale pur, là di mezzo a l'onde australi,
Vezzi e sorrisi e s'altro egual v'ha dono,
A gli Otaïti Venere comparte;
Di sua serica rete la beataIsola copre; e tutte leggi Amore,
In fuor di quelle di natura, irride.
Quì la Diva cessò: plaudendo i lietiZefiretti strisciar le mute fila
Colle piume ondeggianti; alto i rapitiSilfi levôrsi in garruli drappelli,
A se facendo de le molli nubiGuanciale, e tenda de gli aerei strati;
Ritrosi i Gnomi a la terrestre stanzaFêro ritorno; e abbrividato chiuse
Ogni fioretto le vellute bocce.
Lieve in punta di piè quindi appressando
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