Tema di se, le conteForme mentisce, e gallico
Nome portasi in fronte?
Stolta! quali alzò tènebreLo impostur su' tuoi lumi?
Ei stesso il morbo recati,
Che tu evitar presumi.
Ei che prima di scendere
(Finto zelo!) al tuo letto,
Molto palpò già popoloDa la contage infetto.
Egli entra, e tu dal tiepidoGuancial sue note bevi;
Nè intanto sai, che incautaForse il velen ricevi!
Oh perchè allor ch'ei spiegatiCon muliebri argomenti
La favolosa origineDel male che paventi,
E fatta accusa all'aereE all'innocua stagione,
D'ogni influsso veneficoChiede ad ambo ragione;
[259] Oh perchè tu, la guanciaPer rabbia imporporando,
Non stendi il dito, e ergendotiDi te nol poni in bando?
Che se colui, di barbaroLatin fattosi usbergo,
Grave osasse rispondertiPria che volgere il tergo,
Tu digli: "il crudel demone,
Che alzò fra noi suo trono,
Prole non è dell'aere,
Ma de la Senna dono:
Nè già sovra instancabiliAle in Italia ei venne;
Che' tarpò miglior Fisica
A' contagi le penne;
Ma in sen s'ascose il perfidoDel pellegrino errante,
E n'uscì, messo un sibilo,
Ov'ei fermò le piante.
Così primiero l'Arabo
Ladron dal patrio suoloTolse, e ad Europa in faccia
Soffiò l'atro vajuolo:
Tal dal nov'orbe reduceL'Eroe nocchiero asperse
Del velen primo il teneroSolco, che Amore aperse:
E tal pur l'egro profugoDal Ligure terreno
Dianzi traea mal cognitaFebbre d'Insubria in seno."
Ah sì! se inferma premereNon vuoi le piume, Eurilla,
Rompi gl'indugi, e recatiMeco in solinga villa,
U' bieco in su la sogliaVegli Cupido istesso,
E vieti, ad ambo provido,
A tutt'altr'uom l'accesso:
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