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      Probabilmente agirà del pari l'acqua di foglie di noci, di mandorle d'albicocca e di ciriegia. Il professor Borda ha sperimentata l'acqua distillata di foglie di leandro, e l'ha trovata d'un'attività analoga e presso a poco eguale a quella di foglie o mandorle di persico. - T.)
     
      (p. 118. v. 88. Del mio Fuselio ec. - Il poeta allude ad un'incisione inglese, conosciuta anche fra noi, rappresentante l'Incubo personificato. - T.)
     
      (ivi v 89. Del libero Scechspìr ec. - in luogo di Shakespeare, come inglesamente si scrive. - T.)
     
      p. 119. v. 115. Non impera il VOLER. - Il sonno consiste nella cessazione di tutta la potenza volontaria tanto sopra i nostri movimenti muscolari, quanto sopra le nostre idee; essendochè noi nè passeggiamo nè ragioniamo durante il sonno: ma nel medesimo tempo molti de' nostri movimenti muscolari e molte delle nostre idee continuano ad esser eccitate ad agire in conseguenza d'irritazioni e di [266] sensazioni interne; poichè il cuore e le arterie continuano a battere, e noi proviamo varietà di passioni, ed anche farne e sete ne' nostri sogni. Quindi concludo, che i nostri nervi del senso non sono nè torpidi nè inerti durante il sonno; ma che sono unicamente inabilitati alla percezione degli oggetti esterni, essendo i loro organi esterni resi incapaci a trasmetter loro le impressioni de' corpi esterni durante la sospensione della potenza di volizione; così le palpebre sono chiuse nel sonno, e, com'io suppongo, il timpano dell'orecchio non è teso; imperocchè sì il timpano che le palpebre sono private degli esercizj volontarj de' muscoli appropriati a' rispettivi oggetti; ed è probabile, che accada agli esterni apparati degli altri nostri organi del senso qualche cosa di simile, che possa renderli incapaci al loro officio della percezione, durante il sonno; giacchè il latte versato nella bocca de' bambini dormenti gli obbliga ad inghiottire e succiare; e se la palpebra viene un poco aperta nel chiaro giorno dagli sforzi di turbato sonno, la persona sogna d'essere molto abbagliata.


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Gli amori delle piante
di Erasmus Darwin
Pirotta e Maspero Milano
1805 pagine 266

   





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