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      Procediamo a Darwin.
      Figlio d'un proprietario dimorante alla campagna nei contorni di Neward-upon-Trent dal nome di famiglia non ritrasse alcun lustro in rispetto alla sua condizione civile; e la celebrità a cui salì fu tutta opera dei suoi vari e vasti talenti senza posa coltivati. Compiuti i primi studi in una scuola di campagna passò alla Università di Cambridge, dove, applicatosi alla medicina, si addottorò nel 1755. In quella occasione la sua tesi di laurea si fu: «che i battiti del cuore e delle arterie sono l'effetto dell'azione del sangue su quegli organi.» Al dì d'oggi uno studente in medicina laureandosi non penserebbe già a primeggiare sui condiscepoli collo assumere questa tesi. Ma a quell'epoca una tal dottrina poteva dirsi una novità ardita; per ciò che appena cominciavano a diffondersi gli sperimenti di Haller sulla irritabilità, e dell'Elementa di quel grand'uomo non era comparso per ancora il primo volume, dove la materia è discussa a fondo e che vide la luce soltanto due anni dopo, nel 1757. Un giovine, che sorga sui compagni di minor levatura, suol essere presto a dar orecchio alle nuove dottrine che alla giornata crescono e tendono a perfezionare ed ampliare le scienze, ed anzi, in giudicandone meglio s'appone di que' provetti, i quali, or timidi, or procaci, le respingono. Così Darwin incominciò per tempo a dare indizio di ingegno libero che si dirigeva di proprio moto nella ricerca del vero. Ancor mi ricorda come nella mia laurea a diciannov'anni togliessi a mantenere intorno alla cagione del calor animale la dottrina chimica di Crawford, novissima a que' giorni; quando in tutte le Università, d'Italia almeno, s'insegnava senza più l'attrito boeraviano.


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Dell'istinto
di Erasmus Darwin
Edoardo Perino Roma
1885 pagine 91

   





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